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Il cibo dagli insetti

Il cibo dagli insetti

Dopo che Samantha Cristoforetti ha mangiato una barretta di grillo-mirtillo si è aperto un confronto molto acceso sul futuro del cibo legato al mondo degli insetti. Ad alimentare questo dibattito è intervenuta anche una ricerca Nomisma commissionata dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che vi riassumo.


Al 2030 si stimano quasi 400 milioni di consumatori europei di questi prodotti mentre sul fronte del mercato si parla di una crescita di 180 volte a partire dal 2019 fino al 2025, passando da 500 tonnellate a 90 mila per arrivare a 260 mila nel 2030. 

Per quale motivo si parla così tanto di quello che viene chiamato novel-food, ovvero cibo a base di insetti, e di carne sintetica? Tutto nasce dalla convinzione che l’agricoltura, oggi, è una delle pratiche più devastanti per il pianeta; un’agricoltura intensiva, effettuata nelle grandi distese americane e asiatiche, dove non ci sono state regole adeguate per impedire che il polmone verde del mondo – la foresta amazzonica – venisse preso di mira per disboscare e fare spazio ad allevamenti e a coltivazioni di soia e di palma, per esempio.

 

È pur vero che l’indice demografico è completamente sballato, considerando che due secoli fa c’era un miliardo di persone sulla terra e oggi siamo otto miliardi e diventeremo dieci entro i prossimi vent’anni. Persone che hanno bisogno di cibo, tutti i giorni, ma se il riequilibrio, prima ancora di pensare agli insetti e alla carne sintetica, passasse dal ridurre l’obesità che riguarda quasi un miliardo di persone o dal contenere l’enorme spreco alimentare (più di un terzo del cibo prodotto viene buttato via), probabilmente non ci sarebbe bisogno di volgere lo sguardo e il gusto verso gli insetti. Anche perché questi esseri minuscoli hanno una funzione ben diversa per le loro esistenze sul pianeta.

 

Un dibattito, questo, che non si può certo contenere nelle poche righe di un’editoriale ma che, questa è la nostra posizione, debba essere affrontato nel modo più ampio possibile; crediamo nell’intelligenza dell’uomo, ovviamente, ma il dubbio ci viene quando, ognuno di noi, non fa più la sua parte per vivere bene su questo pianeta sempre più delicato. Quando compriamo senza riflettere, riempiamo il frigorifero delle nostre case per poi gettare via appena leggiamo che la data del “consumare preferibilmente entro…” si avvicina e quello che gettiamo potrebbe invece essere consumato anche giorni dopo quella scadenza senza che faccia danno al nostro organismo. 


Sono piccoli gesti, certo, ma se moltiplicati per milioni e miliardi di persone diventano azioni che contribuiscono a dare soluzioni.
Così come occorre sapere come le farine di insetti, che pare siano molto proteiche possono, come qualsiasi altro alimento, dare delle allergie e le persone devono esserne consapevoli prima di buttarsi a peso morto sugli acquisti.
È sempre un problema di comunicazione, ed è necessario che la comunicazione assuma altre vesti, non solo quella del gossip come sta avvenendo in questi giorni attorno a un tema – il cibo dagli insetti - che non sarà la panacea per risolvere problemi molto complessi.


Benhur Tondini

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