Dicevamo, una mano che è immersa nella terra, che non sta semplicemente a contatto con il suolo.
“La carica simbolica di questo fotogramma è fortissima, perché celebra il legame radicato, profondo, ancestrale, che c’è tra il contadino e la terra. E ancor prima tra essere umano e natura. Non stiamo in superficie, entriamo a far parte. È proprio questo l’elemento chiave della nostra filosofia, ciò che guida il lavoro di Spirito Contadino. Questo rapporto dev’essere, e per noi è, basato sul rispetto. Tante volte l’uomo dimentica di “dare” alla natura; si limita a prendere, a strappare, a spremere fin tanto che può raccogliere. Questo tipo di approccio non è costruttivo né corretto. Dev’esserci uno scambio incondizionato, corpo a corpo, spontaneo tra le due parti”.
Dunque, da dove s’inizia?
“Iniziamo dal comprendere i bisogni e i tempi della natura. Solo così riusciamo ad assecondarla e ci meritiamo il diritto di poterle rivolgere qualche richiesta. Per riuscire nell’intento instauriamo un dialogo con lei; lei comunica sempre, in ogni stagione, in ogni momento del giorno. Non tutti riescono ad ascoltarla però: c’è bisogno di conoscenza, esperienza, e tanta volontà”.
Facciamo qualche esempio concreto.
“Spirito Contadino coltiva in campo aperto, ancora seguendo metodi e pratiche artigianali. La raccolta la facciamo a mano: un gesto delicato, e decisamente più comprensivo rispetto a quello meccanico, dove si imprime violenza. Quando raccogliamo con le mani in realtà stiamo già guardando al futuro: alla qualità del prodotto raccolto che arriverà nelle mani del consumatore, e quindi a chi lo mangerà, ma anche al benessere della pianta e del terreno”.