Il
distributore del food service aiuta quindi la ristorazione ad adottare prodotti che sostengono l’economia dei territori, ma anche a raccontarne il valore.
Fare rete significa anche questo. I due anni trascorsi ne hanno evidenziato l’importanza; i distributori, da soli, non sono riusciti ad avere ascolto per le loro problematiche; i ristoratori, a parte ristori non adeguati e una distratta attenzione da parte della classe politica non hanno avuto la possibilità di fare di più.
Se, invece, avessimo creato le condizioni per parlare una sola lingua forse saremmo riusciti a far capire che questo è
un settore fondamentale per la società. Andare al ristorante, infatti, non significa più solamente fare qualcosa nel tempo libero; significa dare risposte a bisogni concreti delle persone che lavorano e, molte volte, non hanno neppure il tempo di prepararsi una cena come si deve, ovvero con prodotti sani; significa avere luoghi di socialità diffusa, indispensabili in questo tempo incerto che ci siamo trovati addosso; vuol dire affidarsi a dei professionisti che sanno dare valore a ciò che mangiamo, contenendo gli sprechi.
Sono solo alcuni esempi di cosa voglia dire fare ristorazione oggi in Italia e, per fare le cose seriamente, c’è bisogno di fare rete, tra i produttori, i distributori, i ristoratori.
Siamo in tempo a creare le condizioni per un dialogo più costante. Sappiamo che non è facile condurre a sintesi settori che, fino a ieri, ragionavano solamente sul miglior prezzo da spuntare, ma se c’è la volontà di cambiare, o meglio la necessità di farlo, per competere tutti su un mercato globale e, nel contempo, diventare agenti culturali del territorio italiano, con tutte le sue peculiarità, il momento è questo. E la Carta dei valori della FIPE può rappresentare un’ottima base di partenza.
Benhur Tondini