Cosa significa tutto questo? Ristoratori che sono imprenditori, aziende produttrici che lavorano con una particolare attenzione a risolvere anche le problematiche che, mai come oggi, coinvolgono la ristorazione.
Prendiamo, ad esempio, la carenza di personale che sta creando serie difficoltà nelle cucine di tutta Italia; avere un’azienda produttrice che, ferma restando la qualità delle materie prime, produce con il minor numero possibile di scarti permette al ristoratore o allo chef di poter lavorare anche se il personale è ridotto.
E il distributore può e deve andare incontro alle soluzioni e proporle al proprio cliente. Solo in questo modo si potrà portare avanti una ristorazione di cui, pandemia a parte, ci sarà sempre più bisogno.
Le aziende produttrici devono pensare che la cucina di casa avrà sempre meno appeal; lavorare in due in famiglia è stato l’inizio di questo processo inarrestabile, ed eravamo negli anni ’70 del secolo scorso. Da allora il tempo ai fornelli si è ridotto dalle tre ore giornaliere agli attuali 30 minuti, mentre è cresciuta, senza soluzione di continuità, l’abitudine a mangiare fuori. Nel 2019, l’anno precedente alla pandemia, i consumi fuori casa in Italia valevano 86 miliardi di euro e rappresentavano il 35,7% del totale. Una crescita costante, anno dopo anno, che non si è mai arrestata e che, l’estate trascorsa lo ha dimostrato, riprenderà ancora.
Ma a questa ripresa occorre arrivare preparati. Le persone stanno dimostrando una maggiore sensibilità all’ambiente, sono aumentati atteggiamenti in favore di questo, anche per quanto riguarda il cibo. È necessario che questi nuovi comportamenti si riproducano a tutti i livelli della filiera alimentare, dal campo alla tavola. Solo così riusciremo in un’impresa fondamentale: salvare il pianeta, l’unica cosa certa che ci rimane, vivere dove siamo nati, su questa terra. Sarà così per miliardi di esseri umani, nonostante si pensi ai viaggi spaziali e ad altre forme di vita.
Benhur Tondini